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Fosso Bergamasco

Ho frequentato questi luoghi in ogni stagione, ad ogni ora e con ogni  tempo: con il sole,  la pioggia, il gelo,  la grandine o la nebbia,  con i miei stivali verdi, la macchina fotografica e tanta tanta curiosità, ero abituato alla montagna ma alla fine mi sono innamorato della pianura… E sino ad ora sono anche il solo che in due giorni  ha ripercorso  a piedi l’intero tragitto…

9 MARZO 1267: L’INIZIO DEI LAVORI

DOV’È: la mappa di Giacomo Gastaldi, Venezia 1559; quella di Stefano Solari; Venezia 1680, quella di  Samson, Mortimer ”Carte nouvelle de Bergamasco, Amsterdam  1696; quella di J.B. Nolin, Parigi 1702 o quella di P. Santini, Venezia 1776, riportano tutte, nella parte centrale, un filo sottile che disposto a semicerchio divide in due il territorio bergamasco: è il così  detto “Fosso Bergamasco”, antico confine fra lo stato di Venezia e  di Milano. Nel 1758 tale frontiera  era “presidiata” da ben 68 cippi di confine,  alti quanto un uomo, larghi circa 40 cm,  spessi 20 cm e del peso di  circa 3.5 quintali ciascuno. Queste  sono le uniche strutture esistenti. A distanza regolare  e disposte a coppie, una di qua ed una dal’altra parte del confine esistevano anche numerose “caselle della sanità: piccoli avamposti predisposti appunto per prevenire soprattutto il contrabbando ma anche per evitare la trasmissione di eventuali malattie: ricordiamo infatti tutti la storica ma non unica pestilenza del 1630.

Il cippo N°1, (ora scomparso) ricavato come tutti gli altri dal  marmo Mearolo,  si ergeva nei pressi del Santuario della Madonna di Concesa, proprio dove ora un ponte metallico scavalca l’Adda e permette di raggiungere Crespi: il famoso e “conservatissimo” villaggio operaio edificato nel  1878, creato dal  bustocco Cristoforo Benigno Crespi che acquistò 85 ettari di terra dai comuni di Capriate San Gervasio. Il N° 67, dove ha termine o se vogliamo inizia il Fosso B,  si trova invece nelle campagne a mezzo fra i comuni di Cividate e Calcio. In pratica tale numerazione è posta in “controcorrente”  infatti almeno nel tratto posto fra Oglio e Serio l’acqua scorre da est verso ovest. I comuni interessati attualmente sono ventisette: quattordici  disposti a monte dell’antico confine e tredici a valle. 

 Da Crespi,  l’antico confine risale la sponda destra orografica del Brembo, dove si trova l’attuale sterrata, sino a Brembate. In  sponda sinistra si distacca dalle Rogge Trevigliesi, scavate attorno al 1300 e raggiunge, quasi in linea retta Castel Rozzone;  (su Google Maps è possibile scorgerne abbastanza bene il tragitto contrassegnato da filari continui d’alberi). Piega poi verso Lurano e Liteggio dove con ampia curva si dirige  verso  Bariano. Prosegue poi  parallelamente  al Serio sino al comune di Mozzania e risale poi grossomodo  a semicerchio verso il fiume Oglio, dove approda alle bellissime ma abbastanza dismesse “ Porte Naviglio”: compiendo così  un percorso di circa 45Km. In realtà le cose, come vedremo sono un poco più complesse e ritrovarne il percorso originale, specialmente senza l’ausilio di un GPS, non è stato affatto semplice ma comunque, per certi versi, sicuramente avventuroso.

COM’È FATTO, IL PRIMO TRATTO:  il primo tratto, quello che si diparte dalle “Porte Naviglio” è situato nell’alveo antico del fiume Oglio, quindi al di sotto del piano attuale di campagna, siamo a m 124.4  slm. Ad ovest quest’area  è delimitata dalla Roggia Donna che prende acqua all’Oglio presso il Santuario della Madonna dei Campiveri (Cividate) mentre ad est è chiusa  dalla Roggia Argentata, fra i due corsi d’acqua vi sono  la Roggia Cremona (anno di scavo: 1337)  ed appunto il nostro Fosso B. che in questo tratto si deve accontentare di scorrere in un piccolo manufatto prefabbricato. Dal punto di vista irriguo  ci troviamo in un luogo assolutamente  particolare, infatti un abbondante reticolo di roggette minori collega quelle appena menzionate, prelevandone  acqua,  per  poi riversarla automaticamente in caso di troppo pieno, il tutto in un equilibrio idrico sconcertante, che funziona automaticamente da circa otto secoli. Altri  canali  derivano acqua anche dalla Roggia Sale scavata dal Comune di Bergamo addirittura nel 1290.

TRATTO SECONDO: inizia dalla Cascina Motella, la si  raggiunge  dal cippo N°67, attraversando  un ponticello nascosto fra la  vegetazione che  scavalca  la Roggia Donna: siamo sul piano attuale di campagna a m. 129.0 slm. Dalla Cascina Il Fosso B. prende abbondantemente acqua dalla Roggia Sale, nei pressi del Santuario della madonna del Sasso e se ne va diritto diritto e carico  verso  Romano m 122.3 slm, piega poi bruscamente a  sinistra ed ad angolo retto puntando  verso Covo (cippi N° 64; 63 e 62) dove  con una nuova ed improvvisa svolta a 90° verso destra   raggiungere quello che potremmo definire il luogo più significativo dell’intero tragitto. Fra Covo e Fara Olivana infatti sono dislocati i fontanili: Oneta a mattino (appena rifatto), Oneta a sera (molto bello), Amandi ( stupendamente ricondizionato l’anno passato) e dopo una nuova e brusca svolta a sinistra: 

quello detto  del Paradiso:  stupendo ,  intatto e protetto da una foltissima vegetazione. Sono presenti i  borghi di Romano, Covo e Fara Olivana ma stiamo  parlando di aperta campagna dove si raccolgono comunque natura e storia  a piene mani. 

Un amico, Cesare Cometti, purtroppo scomparso da poco, ispettore della Sovrintendenza Archeologica ha mappato oltre 300 luoghi di rilevanza archeologica ed altrettanti ne ha segnalati un suo amico medico. Sono quelli poi, che su più vasta scalo, hanno preso lucei tramite i lavori della Brebemi. Il fatto che il tragitto del Fosso B. scarti improvvisamente a destra e poi a sinistra ripetutamente indica che stiamo attraversando i territori delimitati dalla Centuriazione Romana. Fra il fontanile Oneta a Sera ed Amandi , vi è il così detto “Salto del Gatto” anch’esso di probabile origine romana.  Ad ovest del Santuario della Madonna del Sasso, tramite immagini aeree è stato individuato un grande tumulo circolare di probabile origine celtica, a Cortenuova sempre tramite fotografia aerea nel campo Roccoli si sono rilevate fondamenta di edifici romani.  Nei pressi di Romano, purtroppo compresso fra un supermercato e nuovi svincoli stradali, è ancora presente una “Motta altomedioevale, di grandi dimensioni e delimitata da un muraglione rettangolare, probabile dimora di qualche gentilizio romano ed addirittura il  grosso cascinale della Bellinzana posto  poco a valle del Fosso B. copre le  vestigia romane dell’antico capoluogo.

Dal fontanile Paradiso il Fosso B. sfiora il cascinale  Trobbiate m 111.2 slm: una tempo abitato da grossa comunità, circa ottanta persone,  vi era anche una scuola ora trasformata in deposito attrezzi e raggiunge oltrepassandola  la provinciale N° 11 di Isso con Sola (cippo N°55, molto interrato e posto nei pressi di una santella, ora letteralmente circondata dalla nuova viabilità) . Da questo punto il corso d’acqua prosegue nelle campagne trasformandosi nel Naviglio Vecchio, mentre il nostro antico confine  costeggia parallelo la provinciale,  oltrepassa cascina Bettole (già segnalata sulla carta di Stefano Solari del 1680) raggiungendo il fiume Serio m 106 slm.  

DA: “I CONFINI MERIDIONALI DEL FOSSO BERGAMASCO”

…. nel contado di Bergamo e nell’ecclesiastico alla Diocesi di Cremona, si estesero,  a partire da IX secolo le proprietà dei discendenti dei Conti Palatini di Bergamo (i Ghisalbertini) nei secoli successivi questa famiglia si suddivise in  vari rami ciascuno dei quali prese il nome della località in cui fissò stabile dimora …. I Cortenova aderirono all’inizio del XIII  alla parte Guelfa provocando l’inevitabile reazione del ghibellino Comune do Bergamo … Cortenuova costituì per qualche decennio un’entità amministrativa autonoma, una specie di territorio cuscinetto … Dopo la vittoria imperiale del 27 novembre 1237, conseguita proprio sotto le mura di questo borgo, Federico II cedette Cortenova ai bergamaschi che lo distrussero completamente …. si sentì l’esigenza di ridefinire i confini fra Oglio e Serio, l’atto fu rogato a Pizighettone il primo settembre del 1263 … la linea di confine partiva dal Serio Morto (un fontanile a monte di Romano) ….  e raggiungeva il mulino,  probabilmente l’attuale cascina Ceredello …. In pratica questo primitivo tratto di confine transitava qualche centinaio di metri più a nord  dell’attuale alveo del Fosso Bergamasco.

TRATTO TERZO: superato il ponte,  uno stretto sentiero attraversa la campagna e transita  a poche decine di metri dal fiume Serio,  che si costeggia per un buon tratto sino a raggiungere l’enorme ponte della Brebemi,  m 110.7 slm. Come siamo ormai abituati , l’antico confine svolta bruscamente a sinistra raggiungendo la cascina  Bel Vedere di Sopra, m 112.0 slm e  la cascina Bruciati m 112.3 slm , posta a fianco della Statale 591 proveniente da Bariano.

Oltrepassata la statale il Fosso B. raggiunge tutta una serie di grandi cascinali: quello dei Dossi, Il gruppo:  Paradiso, m 117.1 slm, Inferno, Purgatorio e Limbo, intercettata  la ferrovia, raggiunge un altro cascinale: il Caprera (quello denominato Garibaldi è ormai crollato da tempo) e prosegue verso Liteggio, portando acqua alle cascine: Cantonata, Favorita (enorme e perfettamente ristrutturato) e Fragolera. L’ ambiente, occupato  abbondantemente da fontanili e risorgive  è delicatissimo ma è proprio in questo territorio che è stata costruita la nuova autostrada: senza enumerare i pro ed i contro,  rimane il fatto che progettisti, architetti , imprenditori e politici hanno grosse responsabilità quando intendono eseguire opere di questo genere. Sta di fatto che le superfici agricole a disposizione di  agricoltori ed allevatori sono diminuite per cui sono aumentati gli affitti e si sono dovuti costruire depuratori per smaltire adeguatamente i liquami degli animali e tutto questo incide notevolmente su di una economia di per se già molto fragile.

A parte queste note , qui sono presenti  cascinali che hanno nomi abbastanza incredibili, ad essi dobbiamo aggiungere ad esempio, anche quello detto dell’ Aurora Azzurra posto nelle campagne di Romano. Tali appellativi,  così altisonanti, imprevedibili e fantasiosi non lasciano proprio alcun dubbio, ma proprio nessuno, sull’intensità e sull’attaccamento degli antichi proprietari nei confronti di questi luoghi e ne rappresentano tuttora la forza e la spina dorsale economica, fortunatamente  supportata anche dal subentro  di forze giovani.

Anzi ad avvalorare questa realtà occorre sottolineare che sulle antiche mappe erano segnati ovviamente i capoluoghi, ma non tutti, mentre comparivano i nomi di queste vaste realtà a significare che erano importanti soprattutto perché presiedevano grandi estensioni votate al coltivo o all’ allevamenti e stavano a significare risorse per gli eventuali eserciti in transito. Fortunatamente molti di questi cascinali, pur avendo alcuni secoli di vita, sono ancora perfettamente funzionanti, ma molti atri, pur essendo di dimensioni vastissime e costruiti anche  pregevolmente,  giacciono in completo stato di abbandono. Se si parla di montagna è logico e forse si è più abituati a questi temi, ma di certo non ce lo si aspetterebbe in pianura.  Questa situazione unita allo stillicidio di furti perpetrati quotidianamente (alcuni imprenditori dormono in ditta per evitare sorprese inopportune) sottolineano amaramente la vita quotidiana della pianura. A proposito di cascinali e confini, fra quello detto del Paradiso e quello denominato Caprera, si incontravano due comuni bergamaschi e due milanesi, un tempo vi era anche un cippo che ne indicava il punto preciso di intersezione; pur essendo contigui i dialetti erano diversi per cui i rispettivi abitanti,  avevano qualche difficoltà nel capirsi come se si trattasse appunto di due lingue straniere l’una all’altra.

TRATTO QUARTO, TUTTO DA RIPENSARE: Castel Liteggio, m 138 slm,  è un borgo caratterizzato da un’antica roccaforte risalente al XV, situata a mezzo fra Cologno al Serio e Brignano. Venne fatta costruire dai Visconti in posizione strategica. Purtroppo sono stati avviati diversi progetti di recupero,  ma considerate le attuali condizioni della struttura, in pratica quasi del tutto crollata, un suo ripristino appare  molto improbabile. Alle sue spalle in direzione di Cologno sorge il grande cascinale denominato della Trinità, anch’esso segnato sulla mappa dello Scolari derl 1680: il l gran via vai di mezzi agricoli  ne testimonia la piena attività. Per inciso, nel testo sono segnate le posizioni altimetriche, questo per indicare che in effetti il Fosso Bergamasco non è una unica e continua entità  ma si fraziona in tratti  anche molto dissimili  fra di loro per pendenza, dimensioni e portata, le inclinazioni distribuite su  vari chilometri sono minime, a  volte di solo un millimetro a  metro,  ma sufficienti per garantire il buon funzionamento delle varie rogge.

Da Liteggio il fossato prosegue  verso Lurano toccando cascina Zacclaro m 144.2 slm, cascina Impero m 142.4 slm e cascina Capate m 141.1 slm; per il momento attraversa diverse coltivazioni a serra ma ben presto aree industrializzate subentreranno alla campagna. Il medioevo vide Lurano al centro di dispute fratricide tra guelfi e ghibellini, con scontri spesso caratterizzati da  tragici eventi. Nel corso del XIII secolo, venne costruito il  castello, che caratterizza tutt’ora il luogo, nel duplice utilizzo di  funzione   difensiva e di residenza della famiglia dei Secco-Suardo. In quegli  anni si alternarono alla guida del paese le famiglie ghibelline dei Secco e dei Secco-Suardo, che vennero in seguito esautorati a favore dei Visconti di Milano, fino a quando l’intera zona passò, nel 1428, alla Repubblica di Venezia. Da questo borgo il fossato prosegue in direzione di Castel Rozzone passando a valle del Santuario delle Quaglie, da visitare per i bellissimi affreschi da poco restaurati e della cascina Berlocca m 143.6 slm,  dove praticamente  disperde ed esaurisce la sua forza nella campagna circostante. Da questo punto in poi, sino a Brembate,  un successione di cave dapprima e una teoria di fabbriche snaturano e cancellano la presenza di un vero e proprio fossato: il confine rimane tuttavia segnato da lunghi filari d’alberi ed in alcuni casi dalle recinzioni  stesse delle fabbriche.

I punti di riferimento sono ancora rappresentati comunque dalla presenza di altri cascinali: Cascina Nuova, m 148.0 slm, posta  a valle di Arcene, grandiosa ma del tutto abbandonata, Ca Dazio,   m 136.0 slm,  situata a  mezzo fra  Arcene e Pontirolo: completamente blindata anche al secondo piano, riporta al problema dei furti, (in questo tratto ho ritrovato una bellissima medaglia in bronzo donata ad un invalido civile, evidentemente trafugata da qualche abitazione privata), Ca d’ Arcene, m 154.0 slm, in piena attività, cascina Dogana, m 157.5 slm,  posta a sud  di Boltiere e cascina Rogge,  m 154.0 slm, ed infine l’antico confine raggiunge la sponda sinistra del Brembo poco a valle di  Brembate stessa. Questo purtroppo è il tratto più compromesso del Fosso Bergamasco:  una grande cava ne “mangia”  un lungo tratto e gli stabilimenti ne cancellano ogni significato sia paesaggistico che storico: il progresso ha i suoi bisogni ma il cuore si stringe.

Comunque esempi di tutela e buon governo del territorio esistono, Renova Park, in quel di Pontirolo, è un progetto nato nel 2000, era una cava, poi una discarica trasformata con produzione di biogas ed ora è un gradevole parco faunistico aperto al pubblico. I comuni di Pognano, Lurano ed Arcene invece contribuiscono al mantenimento di un gruppo di fontanili detti del Rampanzone, tenuti a “parcella”: luogo che accomuna fra loro diverse specie botaniche; decisamente qualche cosa di molto diverso dai fontanili del Conzacolo (Spirano) dove interventi che definirei alquanto disinvolti, ne hanno cancellato la naturalità primitiva. Renova Park e Rampanzone  dimostrano in maniera lampante che con oculatezza e con una buona volontà anche e soprattutto di carattere politico, si può trasformare un territorio anche degradato,  in un angolo di paradiso.

TRATTO QUINTO: LA RINASCITA

DA: “VALLE BREMBANA ANTICA TERRA DI FRONTIERA”

…. In occasione di altre piene del Brembo queste dispute si ripeterono (fra Treviglio e Brembate)  finché nel 1550 per l’inevitabile degenerazione dei contrasti in veri e propri scontri , fu ucciso un trevigliese, mentre nel 1554 venne  ucciso un brembatese … addirittura nell’agosto del 1560, dopo una piena del fiume,… una cospicua rappresentanza di abitanti di Treviglio, circa 400, accompagnati da numerosi soldati, si recò a Brembate per ripristinare le dighe (delle rogge trevigliesi – che esistono tutt’ora))  ma non si sa per quale motivo ad un certo punto quella folla “armata d’arcobusi ed d’haste”, assalì il vicino castello di Brembate …. Poiché l’impossibilità di  irrigare così  vasti campi (del trevigliese) rischiava di trasformarsi in un danno anche per l’intera economia milanese, per la prima volta si mossero le più alte autorità … si decise allora di costituire una commissione di anziani … i due gruppi di anziani ( quelli di Brembate e di Treviglio) si incontrarono più volte sul greto del Brembo … Durante uno di questi sopralluoghi fu scoperta per caso, su di un masso sepolto dalla ghiaia e abbastanza vicino alla riva destra del fiume  l’incisione “FOSSO BERG”.  Da tutti (ovviamente) quel macigno fu riconosciuto come il vero inizio del Fosso Bergamasco (di quel tratto) sia in direzione dell’Adda cioè  verso Capriate che in direzione dell’ Oglio , cioè verso Pontirolo, Boltiere e gli altri paesi posti più ad est. … la roccia con l’incisione venne chiama “Ceppo Rotondo” o Ceppo del Corno (ma questo non bastò a derimere le rappresaglie)..… vennero impiantati quattro cippi contrassegnati con i numeri: 4; 5; 6; 7; con incise le date … e l’accordo definitivo venne ratificato il 13 luglio 1570 … gli autori del testo sopra citato, veri segugi storici, sottolineano che tre dei quattro cippi menzionati vennero individuati durante le loro ricerche e riposizionati.

Di quelle vicende ormai non si ricorda più nulla, ma scendere in sponda sinistra,  all’attacco delle rogge trevigliesi ed all’inizio del tratto est  del Fosso Bergamasco, almeno al sottoscritto, ha creato una certa emozione. Ovviamente   non siamo in località storicamente ardite, ma stare  da soli in questi luoghi, dopo mesi di ricognizioni, questo certamente lascia un segno. Eppoi si ripresenta il solito problema: alla Cascina Roggia, (inizio  rogge trevigliesi- guardate in Google Maps e sul Geoportale della Lombardia, le vedete benissimo, compreso l’attacco delle rogge T.)  splendidamente e coraggiosamente restaurata, sono state asportate tutte le grondaie in rame. Il problema dei furti è dunque e comunque tragicamente presente. La  stampa ufficialmente non ne parla ma il disagio esiste ed è serio. Addirittura in Terra d’Arnico,  cioè proprio dietro il cimitero  monumentale di Crespi:  zona comunque anch’essa ricca di intrigante storia, ma praticamente inaccessibile nei mesi estivi,(a causa della foltissima vegetazione,  nonché della presenza di moltissima acqua da risorgiva o da piena), ho ritrovato alcune  ceramiche della Steltmann Weidel Bavaria, serie Marie Luise. Praticamente sono i resti, ancora incredibilmente intatti, di  un pregevole servizio da te,  evidentemente trafugato  e poi abbandonato in questo luogo che ripeto, in estate, è del tutto “inespugnabile”.

A parte queste note,  percorre la sterrata che da Brembate scende a Crespi e raggiunge Concesa, cioè l’ultimo tratto del nostro Fosso B. è un vero piacere. Ricordiamo inoltre che dal Santuario parte il naviglio della  Martesana,  per cui se vogliamo, si termina un lungo percorso,  per intraprenderne subito un’ altro.  Crespi non ha bisogno di presentazioni, ma il consiglio, specialmente per i fotografi naturalistici è quello di percorre a piedi questi ultimi chilometri di confine: gli spunti per ottimi scatti non mancano di certo, in qualsiasi stagione.

Storicamente rimane aperta la questione di dove effettivamente prendeva inizio l’antico confine. Alcune mappe lo segnalano a Trezzo, altre alla Concesa dove era posizionato il cippo numero ° 1 (ora scomparso) verso la punta d’Arnico, altre ancora  sempre da Concesa, ma in zona “sopraelevata” cioè praticamente dove ora sorge il complesso di Mini Italia

DA: “ORIGINI E GESTIONE DEL FOSSO BERGAMASCO NELL’ISOLA”

… dal Brembo poi verso l’Adda venne posizionato qualche termine sulla Costa (uno di questi, probabilmente, ma molto rovinato, è ancora in loco) senza bisogno, all’inizio, di escavazione di un fosso, risultando già chiaro qui – da segnale naturale, il concetto di confine. Tali termini vengono indicati espressamente in contratti di terra a partire dal secolo XIV. Poco dopo però anche qui la linea viene rimarcata, onde evitare contestazioni, escavando un fossato alla distanza di dieci “braccia” al di sotto del bordo superiore della Costa (è la stradina che da Crespi conduce al ponte metallico per Concesa). Sarà questo il confine definitivo,recepito dagli Statuti di Bergamo e ratificati in quelli promulgati nel 1391 da Gian Galeazzo Visconti, stabilendo cosi definitivamente il “Fossatum Pergomi” …

I 68 CIPPI DEL 1758

Un’ordinanza di circa  una ventina d’anni orsono ne ha dichiarato l’inutilità, dimenticandosi totalmente del lungo arco storico da essi rappresentato. Questo fatto appare inverosimile, considerato che in molti tratti  Il Fosso B. svolge ancora la sua funzione,  non più di confine fra stati, ovviamente, ma certamente ancora come divisione fra  comuni. Per rendersene conto basta consultare   Google Maps o il Geoportale della Lombardia. Da allora si è assistito ad una vera e propria “diaspora” di questi manufatti. Alcuni sono andati dispersi, altri semplicemente sotterrati, come il N° 8 di Boltiere, ritrovato presso  Ca Dogana, dove l’antico confine taglia perpendicolare la statale che porta verso Canonica. Altri sono stati trafugati ed un paio recuperati dai carabinieri a Barbata, purtroppo non se ne conosce il numero,  molti sono stati rilocati, ma solo quatto hanno conservato l’ubicazione  originaria: il N°62, 63, 64 e 67, mentre altri due, senza numero, tenuti da parte evidentemente come “ricambi” giacciono  nel cortiletto del comune di Brignano.

CIPPI PRESENTI LUNGO IL FOSSO:  Bariano, N°35 (asportato per i lavori Brebemi e poi ricollocato); Sola, N°55 (praticamente sepolto ai piedi di una cappelletta ora circondata dalla  nuova viabilità;   Covo: N°62,  N°63, N° 64, Cividate, N° 67 (più volte ricollocato, possiamo consideralo il capotermine del Fosso B. );  Il N° 68 (sempre di quest’epoca è in terreno privato a Calcio).  Va notato che il  N°64 su “Valle Brembana antica terra di frontiera” appare innestato su di un robusto basamento in mattoni,  ma ora è quasi del tutto interrato; inoltre, come curiosità, dobbiamo simpaticamente sottolineare  che presso il N° 63 dove Il Fosso B. piega verso Fara Olivana  creando  alcuni  gorghi, un signore che di cognome fa Aceti, di anni 75, tutte le mattine, da tempo immemorabile,  ne ripulisce  l’alveo.

CIPPI DELOCALIZZATI:  Boltiere, N°8 (ora inspiegabilmente murato nella facciata del comune, vi sono immagini che lo ritraggono piantato in un’aiuola);  Arcene , N° 12 e 16;  Treviglio, N°21 (nella sede della Cassa Rurale); Spirano, N°23, Lurano, N° 27 (nel castello Secco Suardo, più un secondo senza numero) e N° 28 ( nell’ex chiesa); Pagazzano, N° 32 (nel castello);  Romano, N°45 (nel giardino del castello, è piantato in una macina da mulino riutilizzata allo stesso modo del N° 50 , raffigurato su di una mappa del XVIII secolo nel territorio do Mozzanica-sola, ora scomparso);  Cortenuova: N°57 e N°58 , (nei giardinetti del Comune). in totale dei 68 cippi impiantati nel 1758 ne rimangono solamente 18.

Ma la lunga storia  dei confini e dei relativi cippi è molto più complessa; sul già citato: Valle Brembana antica terra di frontiera, lavoro decisamente ineguagliabile, (stiamo parlando di ricerca su territori anche impervi) vengono citati ben 247 cippi o croci confinarie realizzate   fra il 1760/70,  sia nei territori di pianura  che  in quelli di montagna (Val S. Martino, Val Taleggio, Alta Val Brembana ed Alta Valsassina). Il penultimo di questi, il  N° 247, posto ai piedi del Pizzo dei Tre Signori o Pizzo Cengio è stato dapprima trafugato, poi ricollocato, poi disperso per cinque anni ed infine casualmente ritrovato lungo i pendii che scendono verso il lago di Sasso. Il 248mo è invece costituito dal Pizzo stesso,  che riporta incisa su di un masso della vetta l’ultima delle croci confinarie.

Alcune di queste informazioni mi sono giunte da altri appassionati, in particolare dal signor MF Moriggi, mentre sta svolgendo un enorme lavoro di ricerca il signor Domenighini Stefano: le sue attenzioni sono rivolte  agli  aspetti confinari del cremasco dove ha individuato buona parte, se non tutti  dei 413 cippi legati al periodo  austro/veneto. 

Le mappe relative a tutte queste realtà sono depositate presso gli archivi di Bergamo, Milano, Crema, Venezia e Vienna, senza contare l’innumerevole quantità di “cabrei” presenti in quasi tutti i comuni lombardi; a tal punto si prospetta un lavoro di ricerca molto vasto che potrebbe dare risultati e con risultati certamente importanti.

IL FOSSO BERGAMASCO – 750 anni di storia

Nel 1994 Lelio Pagani  (scomparso nel 2006) docente universitario alla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Città Alta, nonché presidente dell’Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti di Bergamo , unitamente a Riccardo Caproni, pubblicano  un volumetto composto da una quarantina di pagine dal titolo: I confini meridionali del territorio bergamasco nella storia, raccontandone i principali accadimenti. Geograficamente il Fosso B. si sviluppa lungo un  percorso di circa 45 Km. E’ piuttosto frazionato, forse ancora poco conosciuto e sicuramente non adeguatamente valorizzato. Collega territori, se vogliamo,  abbastanza diversi fra di loro ed interessa  ben 27 comuni della pianura. Rappresenta tuttora un confine, quello famoso attraversato o meglio “saltato” da Renzo Tramaglino nella sua fuga da Milano. Non si tratta , come verrebbe facile  pensare,  di un unico corso  d’acqua, ma è caratterizzato da un insieme di rogge,  canali o semplici filari d’alberi. 

Tutto il territorio offre molte e diversificate valenze, incominciando da quelle archeologiche, fortunatamente messe in evidenza dagli scavi di Brebemi e Tav, a quelle medioevali, passando poi alla presenza di grossi cascinali molti dei quali purtroppo abbandonati, sino ad una ricca ed intricata rete di canali millenari.

Gli spunti legati al contesto storico nonché alla gestione del territorio condiviso o forse conteso fra coltivatori, allevatori e produzioni industriali offre molte occasioni  di meditazione e molti altre problematiche,  sino al punto da mettere abbastanza in crisi le coscienze degli osservatori più attenti.

Tutte queste situazioni sono state raccolte dal sottoscritto dopo ben tre anni di frequentazione di questi luoghi e tradotti  in una presentazione che seppur molto sintetica li mostra tutti con estrema efficacia. È stato pure redatto un “diario di viaggio” scritto, diciamo,  a due voci : una è quello dello scrivente mentre  l’altra è quella del Fosso stesso che di tratto in tratto si auto racconta  autonomamente: si tratta di fantasia ovviamente,  ma il discorso appare comunque coinvolgente.

NOTE STORICHE:

DA: I CONFINI MERIDIONALI DEL FOSSO BERGAMASCO NELLA STORIA

…. Nel 1258 i rappresentanti della città di Cremona effettuarono un sopraluogo al confine con Bergamo: infatti con un documento di quell’anno, redatto anch’esso nella chiesa di S. Giorgio di Romano, ingiungevano ai bergamaschi di sospendere i lavori di scavo  del fossato nuovo,  iniziato la dove finiva quello vecchio  nella contrada del Fonte di Covo. In questa località ha termine il tratto del Fosso Bergamasco che segnava il confine fra Covo e Romano, se esso fosse stato prolungato nella stessa direzione verso ovest, avrebbe raggiunto il Serio e segnato il confine fra Romano e Fara  …. quest’ultimo tratto di Fosso B,  era racchiuso  entro i confini di proprietà della Misericrdia di Bergamo (tutt’ora esistente) e fu probabilmente scavato subito dopo il 1285  …  Come anzidetto comunque si ritiene che il Fosso B , almeno in alcuni suoi tratti, venne ricavato da un antico canale romano già noto col nome di Circa di Cortenuova e prolungato successivamente sino all’Adda. La data convenzionale di inizio dei lavori è  stata fissata il 9 marzo 1267, giorno  in cui  venne firmata una tregua tra i comuni di Cremona e di Bergamo, in seguito alla guerra che aveva coinvolto le città lombarde alleate con la famiglia guelfa dei Della Torre (Torriani – presenti sia a Como che in Valsassina), con quelle che parteggiavano per i ghibellini, comandati da Buoso di Dovera, signore di Cremona e Soncino.

Il manufatto nel corso dei secoli venne sovente utilizzato come confine tra le diverse dominazioni del tempo, creando in tal modo  un’area  al centro di contese e battaglie sia nell’età medievale che in epoche successive. La più importante di queste battaglie fu quella di Cortenuova, combattuta in località “Morti del Fosso” il 27 novembre 1237. In documenti risalenti alla seconda metà del XIV secolo viene citato con il nome di Fossatum Bergamaschum  e utilizzato dalla Repubblica veneta a partire dal 1427 per definire i limiti occidentali del proprio Stato di terra, confinanti con i territori del Ducato di Milano.

FOSSO BERGAMASCO: CRONACA DI UNA RICERCA

Dicembre 2011, 

Solitamente un diario è scritto da una sola persona, tuttavia questa ricerca è stata così  “forte” e per certi versi “psicologicamente violenta  e coinvolgente” che ad un certo punto Il Fosso si è trasformato , è diventato  un umano che a  sua volta si racconta ….

ESTRATTO DAL DIARIO

04-01-2012  – Mercoledì mattina – da Boltiere verso Ciserano

IL FOSSO: qui sono del tutto scomparso, come del resto nel  tratto che mi collega con Brembate. È difficile  capire quindi dove sono, secondo Google passo sul confine di una grossa fabbrica ed  una cascina denominata Cà Dogana fornisce qualche indizio;  d’altro canto , filari d’alberi, tratti di sentieri ad uso agricolo ed una intricata rete di irrigazione, mi disorientano alquanto. Di acqua, nel mio alveo, visto che non esiste più (in questo tratto),   neanche a parlarne,  tranne un piccolo fosso, fortunatamente ancora integro che   mi accompagna proprio contro una grossa cava di ghiaia:  altrimenti arriverei diritto come un fuso a Cà d’Arccene. In questo punto svolto a sinistra aggirando tutto il grande scavo: fortunatamente mi sento ancora un poco  vivo perché qua attorno qualcuno passeggia con il proprio cane, le famiglie mi fanno il solletico con le ruote delle biciclette o mi calpestano “ ma in senso buono” con le scarpette da corsa.

LINO – Parcheggio poco dopo Boltiere, in località Dogana: sto cercando via Cà Treviglio, che compare in Googol Maps, che,  sempre secondo Googol è posta poco a valle del  “Fosso”, ma non vedo alcuna segnalazione. La mattinata non lascia presagire nulla di buono, il cielo è coperto e a tratti piove: proprio il giorno adatto per svolgere ricognizioni. Poco prima, sulla destra,  in direzione di Brembate  ho notato una piccola cascina, in verità quella costruzione solitaria mi aveva incuriosito già l’anno prima, quando  stavo raccogliendo informazioni ed immagini per la mostra sul fiume Brembo. Percorro un tratto di sentiero e la raggiungo: la  struttura è un misto di mattoni e ciottoli di fiume,  sulle pareti est e sud compaiono ancora due strette finestrelle a forma di feritoia: entrambe sono state murate, quella posta a sud con mattoni e quella rivolta ad est con sassi e cemento: potrebbe trattarsi di uno dei “ caselli di sanità” posti a coppie lungo il confine. Scatto alcune immagini e ritorno indietro, dove presumo transiti il “Fosso”. 

Ritorno sulla provinciale Boltiere/ Vaprio, incontro una signora abbastanza anziana, sta manovrando per uscire con la sua macchina, apro il cancello per agevolarle la manovra e nel frattempo le chiedo indicazioni …  quella stradina porta verso la Francesca, dice …. Mi incammino e raggiungo ben presto una cava ancora attiva posta alla mia destra,  sono nella zona industriale di Boltiere in direzione Ciserano. Il “Fosso” dovrebbe passare a monte  di una grossa fabbrica,  la raggiungo ma non ne trovo traccia: molto probabilmente l’antica frontiera non era formata solo da un canale d’acqua ma anche da filari d’alberi posti sui confini dei vari comuni. Sulla sinistra, dall’altra parte della strada una serie  di rigagnoli attraggono la mia attenzione, li seguo e praticamente  mi ritrovo nuovamente nei pressi della cascina Dogana, anzi sbuco proprio dietro una villetta dotata di  una piccola piscina dove proprio l’anno scorso avevo chiesto alcune notizie: mi guardo attorno e sinceramente sono un poco  perplesso: ma insomma, questo fosso dove è?

Ritorno nuovamente sui miei passi e raggiungo ancora una volta la cava e la grossa fabbrica. Questa volta  incontro due operatori ecologici del Comune di Boltiere, chiedo se conoscono il “Fosso” e racconto  del perché mi aggiro da queste parti con stivali, zaino e macchina  fotografica,  riferisco anche delle ceramiche che ho rinvenuto  a Crespi: “ tutto normale, noi nei rifiuti, troviamo  di tutto, anche  i Rolex falsi, ancora funzionanti, li saluto e proseguo per  Ciserano,  ovviamente attraverso i campi e senza una direzione precisa.

Poco più avanti abbandono l’asfalto e mi inoltro lungo una sterrata, due persone stanno tracciando una pista per una gara di motocross: abbiamo chiesto il permesso all’ufficio delle Rogge di Bergamo, mi dicomo, “ma come, una gara con le moto dentro le rogge?*   al momento il significato di tale attività  mi sfugge,  ma sicuramente una capatina da quelle parti la debbo fare. Saluto anche loro e mi dirigo verso altre due piccole costruzioni, entrambe sono ristrutturate, ma l’inferriata della prima, molto arrugginita e consunta  suggerisce che quella struttura di anni ne ha molti. La seconda ha l’ingresso ostruito da detriti e la porta in ferro chiusa da un trave messo di traverso: forse nulla di particolare ma anche in questo caso le finestrelle sono a forma di feritoia: forse sono sulla strada giusta. Proseguo seguendo i piloni di una linea elettrica, percorrere il tracciato di una via elettrica mi ha sempre affascinato, un giorno mi piacerebbe seguirne una dalla partenza sino all’arrivo valicando montagne, fiumi e campagne: chissà!

Proseguo nuovamente verso Ciserano, raggiungo e riattraverso la Francesca, a tratti grandina: magnifico,  considerato che siamo in inverno; un grosso argine mi indica la direzione, poco oltre  si trasforma in una piccola roggia contornata da un filare d’alberi: qui se voglio scattare qualche cosa di buono, debbo ritornare in primavera. Sicuramente questo è un tratto di “Fosso”, purtroppo la mappa che mi sono stampato mi indica,  con mio forte rammarico,  che il percorso finirà  fra poco nei pressi di una grossa cava: il “Fosso” ci finisce proprio in mezzo. 

Mi viene incontro una ragazza, sta correndo ed indossa una tuta nera attillata : bel coraggio penso, allenarsi da sola  in un posto come questo. Raggiungo la cava e guarda guarda, trovo un palo in legno con due cartelli indicatori:  questo è proprio il Fosso, finalmente! E’ la sesta indicazione che incontro su tutto l’itinerario: decisamente un po’ poco per orientarsi  a dovere lungo un percorso che stimo essere in totale , di quarantacinque chilometri circa. 

Ritorno attraversando  una radura, ma sono più sassi che terra, ne raccolgo qualche campione per mandarli a Confortini:  geologo del museo di Scienze Naturali di Bergamo: anche qui ritrovo  alcuni ciottoli in conglomerato e questa volta sono sicuro che nessuno,  se non un fiume (Brembo) ,  li può aver trasportati sin qui. Scopro  anche il perché della presenza di alcune  cornacchie: sfruttano il suolo sassoso per far cadere noci dall’alto, mentre volano , così il guscio si  rompe e loro possono nutrirsi: furbacchione le nostre cornacchie.

Raggiungo la macchina ed a Boltiere cerco un fontanella: sono in uno stato pietoso, ho fango fin sopra le ginocchia.

Precisazioni:

  • La località Dogana è contrassegnata da un cartello stradale, nei pressi  esiste ancora una cascina, ma è del tutto ristrutturata.
  • I Cartelli o le bacheche del “Fosso”  indicano un percorso ciclabile che tocca i principali centri di questi luoghi ma che, purtroppo,  non segue passo passo l’andamento dell’antico confine.

ROGGIA SALE, CASCINA CIPRIANA, CASCINA ROCCOLO, LE ACCIAIERIE

Domenica 15 gennaio 2012, mattina presto

Il libro dello storico  Riccardo Caproni su Cividate mostra  una  bellissima foto anni 50 in bianco e nero: è la Roggia Sale costruita nel 1300. La roggia è  grande come un fiume e come tale  è contornata da alberi foltissimi, strano penso, questo posto non l’ho ancora visto, qualche cosa di certo mi è sfuggito.

Parto al levar del sole, la giornata è inaspettatamente bella, sono contento, scatterò certamente buone immagini. Mi dirigo verso Romano, Il Serio fuma, dal suo alveo si innalzano nebbie poco rassicuranti. Fumano anche le campagne di Cavernago e poco prima di Ghisalba ecco il classico muro di nebbia, scatto un’immagine:  cielo rosso fuoco , fascia cerulea ed inequivocabile di nebbia, terreno appena arato in primo piano, come andrà? Al rondò quasi esco di strada, proprio la visibilità è nulla, va bene, oggi fotograferò la nebbia.

Raggiungo Cortenuova, nel giardino del comune  sono piantati due cippi veneti delocalizzati, sono il  numero 57 ed il numero 58, chissà da dove arrivano, penso fra me e me, con la nebbia tutto attorno,  risaltano  bene, ma ne mancano ancora nove  per arrivare al cippo numero  67 posto nelle campagne di Cividate, chissà dove sono? Risalgo in macchina e mi dirigo verso la Madonna del Sasso, debbo raggiungere cascina Cipriana (m 135) ma non ci sono indicazioni,  la nebbia è fitta, per orientarmi utilizzo una mappa IGM e  l’intricata successione di rogge presenti in questo luogo. Per sterrate raggiungo il cascinale, è grande, bello ed abbandonato, come tanti altri purtroppo: la stalla è fantastica, almeno per quanto riesco a intravvedere attraverso le protezioni in legno messe alle finestre; dalle colonne in pietra si dipartono una serie di archi che sorreggono i mattoni del soffitto messi  a volta multipla: ci potremmo benissimo trovare in un’  antica cripta paleocristiana.

La roggia scorre zitta, alcune ragnatele  intrappolano  gocce d’acqua formando tanti brillanti diademi,  i campi sono arati di fresco, le zolle  sovrapposte e frammiste richiamano la visione delle  anime condannate dell’inferno mentre  la nebbia trasforma il cascinale in un fantasma. Ascolto il vociare di alcune persone che non vedo e così è anche per gli  striduli cinguettii  ora vicini ora lontani ora nuovamente vicini che non hanno padrone: sento l’allegra melodia senza poter individuare il minuto e rapido artista, insomma la vita continua anche se la nebbia assorbe il  tutto:  scatto ugualmente un’ immagine con il canale  che scompare nel nulla.

Seguendo altre rogge  giungo alla  Cascina Roccolo (m 136), in parte è abitata, anche se la nebbia ne sfuma  i contorni e quindi non capisco in quale stato versa. Scendo per scattare egualmente alcune foto, ma debbo spostare la vettura perché sta arrivando un trattore: nonostante le condizioni meteorologiche, le persone si spostano, fanno ginnastica, corrono e lavorano come in una giornata di sole: per loro è normale.  Pocanzi mi fermo presso un recinto,  mi hanno attratto i bagliori di una saldatrice: “ mi scusi, cosa state facendo? “ un recinto per i cavalli, mi viene risposto, “ ma cavalli da carne? . .. “non sia mai , cavalli da corsa, ci venga  a trovare fra qualche settimana e vedrà” , così in mezzo alla nebbia sta nascendo un maneggio per l’addestramento di purosangue.

Domando ancora:“ mi scusi ma per località Marcata?” “attraversi  la comunale poi destra e ancora a destra, lì ci facevamo il bagno”. 

Proseguo e poco prima della statale trovo un cippo di confine basso ed arrotondato (m 137) con riportate le distanze chilometriche per Cividate,  Romano  e  Covo ….  incredibile! Dunque le anonime sterrate che ho percorso sino ad ora erano antiche vie di comunicazione ed in questa pianura apparentemente piatta,  sto comunque andando in “salita” e l’acqua mi viene incontro. I  tre metri di dislivello fra la cascina Cipriana ed il Cippo sono il motore invisibile di questa zona, la gravità mette in atto i suoi semplici meccanismi, l’acqua scorre e la campagna prende vita. 

Raggiungo località Marcata alla roggia Sale, dapprima trovo alcuni graffiti colorati sugli altrimenti anonimi  muri di alcune fabbriche, poi svolto a destra lungo una stradicciola ed approdo praticamente in una discarica, vi sono cespugli di erica abbandonati da qualche incauto, il terriccio ricalca la forma dei vasi che conteneva queste tenaci piantine ancora fiorite, gruppi di ragnatele sono appesi ai rametti , formano fantastiche composizioni: fotografo e proseguo ma dopo qualche decina di metri sono bloccato, una piramide di terra nuova preclude il passaggio, in questo punto  la roggia scorre mesta fra due grigie pareti in cemento: l’idillico paesaggio degli anni cinquanta non esiste più.

Questo canale è molto antico, attorno al mille era conosciuto come Seriola del Covello, nel 1263 prende il nome di Seriola Comitum, nel 1287 cambia in Seriola Olei, nel 1400 diventa seriola Veggii  e nel 1500 cambia proprietà e passa dai Veggii alla Famiglia dei Della Sale. (Riccardo Caproni – Cividate al Piano)

Tutto attorno, nonostante sia mattina avanzata ancora molta nebbia, lascio Cividate per raggiungere le famose “Acciaierie” , voglio rendermi conto di cosa sono. Lungo il percorso incrocio  nuovamente la roggia Sale che divisa in due rami  in località Marcata,  ora si risuddivide nuovamente in altri cinque rami  per andare a morire nella campagna, il tutto naturalmente rigorosamente in cemento: un demoniaco artiglio piantato nella terra.

Poco prima delle Acciaierie, compaiono dal nulla uomini con turbanti rossi, si intravvedono appena, sarà un incidente? , no sto solo oltrepassando il mercato degli indiani SIC: mi fermo, non mi fermo? Non mi fermo, non si sa mai la mia curiosità potrebbe essere scambiata per qualche cosa d’altro.

Al parcheggio delle Acciaierie lascio gli stivali infangati per indossare le scarpe da ginnastica, il proprietario di un SUV nero  mi guarda incuriosito, non può capire, considerato  che l’attrezzatura fotografica è riposta in una anonima sacca da pescatore che porto a tracolla: utilizzo questo espediente  per non attirare l’attenzione, qualche anno fa con  lo zainetto fotografico sono stato derubato e da allora ho una gran paura che il fatto possa accadere nuovamente.

Sono titubante “ scusi  è aperto solo il supermercato o anche i negozi? “ chiedo ad una gentile signorina. Entro, la struttura è semplicemente stupenda, concepita come un grandissimo ombrello in legno ricoperto di vetro. Sinceramente sono sorpreso, la progettazione è veramente esemplare, ma i due terzi dei negozi  sono chiusi, trasformando così questa  struttura in uno spettro e nella  classica nave arenata nel deserto in contrasto aspro con l’elegante  mole della chiesa di Calcio: chi avrà pagato tutto questo e quanto ci avrà perso? Ed allora perché  distruggere un pezzo di territorio come questo?

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

  • Dall’agricoltura all’industria – Economa, società e territorio a Boltiere – secolo XIX – XX; a cura di Matteo di tullio; 2007; Comune di Boltiere, Università degli studi di Bergamo, Centro studi sul territorio “Lelio Pagani”, tipolitografia Gamba
  • Cortenuova e la battaglia del 27 novembre 1237 – Riccardo Caproni; 2007, con il contributo di: Piersergio Allievi, Paolo Mazzariol e Francesco Rampinelli; Comune di Cortenuova, Press R3 di Almenno San Bartolomeo
  • Barbata-Isso, due comunità un territorio, a cura di Monica Resmini, 2009, con il contributo di Arturo Arzuffi, Riccardo Caproni, Gianluigi Della Valentina, Renato Ferlinghetti, Maria fortunati, Gianluigi Pezzotta, Francesco Rampinelli; Centro studi sul Territorio “Lelio pagani; università degli studi di Bergamo. BCC Calcio e Covo; Press R3 di Almenno San Bartolomeo
  • Calcio e la Signoria della Calciana, Riccardo Caproni, Roberto Pagani, 1990, Comune di Calcio, Industrie Grafiche Pezzini – San paolo d’Argon
  • Borgo di Covo – Storia di una comunità di confine, A.Alberti, R. Caproni, E. Castagna,E.Finazzi, 1995, Banca di Credito Cooperativo di Calcio e di Covo; Press R3 di Almenno San Bartolomeo
  • I confini meridionali del territorio bergamasco  nella storia, Bibliote civica angelo Mai Bergamo 1964 – Lelio pagani e Riccardo Caproni
  • Origini e gestione di un territorio, Il “Fosso bergamasco” nell’Isola, Luigi Cortesi
  • Valle Brembana, antica terra di frontiera,  Museo Etnografico Alta Valle Brembana – Comune di Valtorta – Giuseppe Pesenti e Franco carminati
  • La Lombardia e la Bergamasca – Rappresentazioni cartografiche – sec- XVI-XIX – Bergamo, edizioni dell’Ateneo, 2005 – a cura di Emilo Moreschi
  • Scheda n° 10, RETE ECOLOGICA PROVINCIALE – REP; RETE VERDE PROVINCIALE – RVP; QUADRANTI RETE ECOLOGICA REGIONALE – RER 92-93 (in internet)
  • https://it.wikipedia.org/wiki/Fosso_bergamasco
  • http://www.pianuradascoprire.it/cultura/fosso-bergamasco-21
  • http://www.castellodipagazzano.it/?page_id=767

IMMAGINI:

Mappa dello Scolari – 1680 – Collezione Moreschi;  mappa del Santini –  1776 – Collezione Moreschi;  Porte Naviglio – ultimo tratto del Fosso Bergamasco –  Cividate;  il cippo N° 67 (l’ultimo di quelli che delimitano il Fosso Bergamasco);  cippo N° 62 – Covo; particolare del cabreo di Lurano; particolare del cabreo di Castel  Rozzone; affresco della Madonna delle Quaglie – Lurano; tramonto sul Fosso Bergamasco – Arcene; Fosso  Bergamasco a Castel Rozzone; dal campanile di Castel Rozzone sul castello omonimo;  Fontanile Amanda (Covo), Il santuario di Concesa dal quale inizia il Fosso Bergamasco; Il cippo N° 247 ai piedi del Pizzo dei Tre Signori ( foto Roto Antonio)

Lino Galliani

Una risposta su “Fosso Bergamasco”

Complimenti stupendo racconto e dettagliate spiegazioni ed immagini.

Io sto facendo una ricerca da 12 anni sull’emigrazione bergmasca a Venezia dal 1400 al 1800, e mi chiedevo da dove partiva il Fosso, ora ho capito. lasciando poi Canonica nel Ducato di Milano,

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